Franco “Franz” Nicolini e la magia vissuta in vetta al Campanile Basso di Brenta

La Guida Alpina Franz Nicolini nei giorni scorsi ci ha fatti fartecipi di una delle sue emozioni più intense provate sulla cima del Campanile Basso di Brenta: “Un improvviso colpo di vento iniziò a sfogliare il libro di vetta che tenevo fra le mani e come per magia il mio cuore sussultò nel riconoscere fra quelle pagine la scrittura infantile di mia figlia Elena”.

Franco “Franz” Nicolini Alpinista, Guida Alpina di Molveno e gestore del rifugio Pedrotti-Tosa che sorge a pochi passi dal Campanile Basso ha un profondo legame con questa montagna per che tanto ama: “Ho tanti “ricordi” e tanta meraviglia nella speranza che le future generazione lo difendano da continui attacchi di rispetto e mediatici”.

Proviamo a fare qualche domanda a Franco ma dal suo cuore comincia a uscire un racconto, la sua salita al “Basso” in arrampicata solitaria invernale durante il concatenamento di tutte le cime della catena centrale. Non lo interrompiamo e rimaniamo come muti discepoli ad ascoltarlo: “Il magico silenzio che avvolgeva tutta la valle era infranto soltanto dallo scricchiolio dei miei ramponi che mordevano le ultime nevi ghiacciate della cima del Campanile Basso. Era una bellissima giornata di gennaio, il cielo era di un azzurro terso e provocava un contrasto abbagliante contro il candore di tutte le cime avvolte in una spessa coltre di neve. Ero felicissimo, e nello stesso tempo sbalordito nell’ammirare quel meraviglioso paesaggio a me così familiare, ora in pieno inverno così diverso.

Mi trovavo solo sulla cima, avevo da poco lasciato la Brenta Alta e le tracce che ore potevo intravedere sulle sue cenge testimoniavano il mio passaggio. La prossima tappa dopo il Campanile Basso sarebbe stato il Campanile Alto e poi via via tutte le altre cime della catena del Brenta. Stavo realizzando un sogno che tenevo chiuso nel cassetto da molto tempo, concatenare la catena centrale del Gruppo di Brenta in inverno e in solitaria.

Cercai di raggiungere il masso in cima al Campanile Basso sotto il quale era custodito il libretto di vetta che in estate avevo firmato centinaia di volte ma l’impresa non era per niente semplice in quanto dovevo scavare per un pò tra la neve per trovarlo. È sempre un’emozione grande firmare il libro di vetta del Campanile Basso perché per me rappresenta la cima più bella e più importante di tutto il gruppo del Brenta. Un improvviso colpo di vento iniziò a sfogliare il libro di vetta che tenevo fra le mani e come per magia il mio cuore sussultò nel riconoscere fra quelle pagine la scrittura infantile di mia figlia Elena.

Una splendida immagine di Franco “Franz” Nicolini,
il “custode” del Campanile Basso di Brenta
(foto archivio Franz Nicolini)

Erano già trascorsi alcuni mesi da quando avevo portato Elena per la prima volta in cima al Campanile Basso, tuttavia in quel momento mi sembrava di rivivere quella stessa emozione. Per lei era la prima arrampicata su una montagna così grande. Il tempo purtroppo non era stato indulgente con noi nonostante fosse il mese di settembre la temperatura era gelida ed il freddo irrigidiva le sue piccole manine. Solo grazie alla sua testardaggine e una buona dose di incoscienza, tipica dei bambini, avevamo raggiunto la vetta.

Penso non esistano parole tanto profonde per descrivere la felicità di Elena e la mia in quel momento, mai come allora ci eravamo sentiti così vicini e così pienamente appagati. Una gelida ventata mi fece ritornare alla realtà. Se non volevo restare in cima al Campanile Basso assiderato dovevo cominciare a scendere.

Andai alla ricerca del primo chiodo per scendere in corda doppia mentre un turbinio di neve stava cancellando le mie tracce come per un ultimo saluto andò a muovere le canne delle campane che echeggiarono per tutta la valle. Forse era solo una fantasia, oppure ero stato contagiato da quell’aria così magica, tuttavia per me il saluto delle campane aveva significato un segno tangibile del mio legame affettivo che ho sempre avuto per questo stupendo monolito.

La prima ascensione del Campanile Basso di Brenta avvenne precisamente il 18 agosto 1899 da parte due studenti universitari austriaci Otto Ampferer e Karl Berger dopo che la scalata era stata tentata da due alpinisti trentini, Carlo Garbari insieme alla guida Antonio Tavernaro e Nino Poli, che avevano desistito a pochi metri dalla vetta. Gesta eroiche su pareti che ancora oggi mettono soggezione a chi le affronta.