Alfredo Webber, l’8c free solo e la consapevolezza del rischio

Alfredo Webber, il forte climber noneso non smette di stupire. Dopo aver salito il suo primo 9a nel 2017 all’età di 48 anni, è riuscito qualche giorno fa in un’altra impresa, salire in free solo una via in falesia di grado 8c. Quest’ultima performance ha preso vita sul Muro di Pizarra, al Monte Colt di Arco di Trento.

di Massimo Dorigoni

Movimenti fluidi e in sequenza quelli che hanno visto Alfredo superare una parete inclinata, tecnicamente al limite con impegno mentale e fisico non indifferente. Con la caduta sempre in agguato. Ascoltando il racconto della sua ennesima impresa ci viene spontaneo accennare ad un famosa frase del noto alpinista trentino Bruno Detassis “Ricordatelo bene, si arrampica prima con la testa, poi con i piedi e solo alla fine con le mani”.

Il commento di Alfredo a questa nostra affermazione non si fa attendere. “Le parole di Bruno Detassiss calzano a pennello riguardo al tiro che ho salito slegato in quanto la prima cosa che devi avere è un buon autocontrollo e calma mentale. Seconda cosa su un tiro così devi essere un orologio con i piedi in quanto vi sono una miriade di buchetti da individuare quando guardi in basso e non e ‘ proprio così facile. Per ultima cosa vengono gli appigli per le mani, più facili da ricordare, ma che comunque vanno presi in un preciso modo altrimenti alcuni diventano abbastanza aleatori …”

Quante volte hai percorso il tracciato prima di ripeterlo senza corda?

Parecchie volte con la corda e poi me lo sono studiato molte volte da solo in autosicura che e’ il modo migliore per poter perfezionare nel dettaglio i singoli movimenti.

Che posto hai dato alla paura in tutto questo?

‘Paura’ in sè è soltanto una parola, io parlerei più di consapevolezza del rischio. Non mi sono svegliato la mattina e mi son detto: “Cosa faccio oggi? Ma si dai, provo un 8c free solo”. No non è cosi. È un percorso lungo e complesso che ho maturato lentamente tra dubbi e incertezze, che però, grazie ad un percorso interiore sono riuscito a realizzare. Sicuramente ero consapevole delle conseguenze di una eventuale caduta.

Da Wolfgang Güllich a Alexander Huber fino a Alex Honnold. Ed ora tu. Cosa vi spinge a superare il limite?

Le salite di Güllich, Huber ed in particolare di Honnold non sono paragonabili alla mia. Le loro sono enormemente più rischiose. Vi è da dire però che loro sono dei professionisti mentre io arrampico per passion. Sono due modi di pensare completamente diversi.

Vuoi dare un consiglio a chi si appresta a emularvi?

Sinceramente consigli non mi sento di darne anche perché le motivazioni che portano a fare una salita free solo sono molteplici. Penso che ognuno di noi debba trovare la propria strada indipendentemente che sia uno sport, lavoro o scelte di vita. In generale penso che non bisogna mai rinviare a domani quello che si può fare oggi. L’importante è che quello che si fa ci renda felici e ci migliori come persone.

Ogni impresa attende una dedica. Quale la tua?

Questa salita voleva essere un omaggio, una mia forma di riconoscimento e di gratitudine al mio mentore e maestro d’esempio, una leggenda dell’arrampicata mondiale Roberto Bassi. Un ricordo a lui che negli ultimi tempi sembra essere stato, non solo dimenticato, ma oltraggiato. Un suo vecchio progetto nella zona di Terlago di Trento è stato manomesso da alcuni climber che si sono arrogati il diritto di costruire più di metà via con la resina disegnandosi di fatto su misura i movimenti e costruendo gli appigli su misura rovinando di fatto l’originale visione di Roberto Bassi stesso.

Ringrazio inoltre chi in Trentino mi ha dato voce invitandomi a proporre una mia serata personale dedicata al mio primo 9 a, ripeto, nello specifico a San Lorenzo Dorsino dal sempre attento presidente della locale sezione SAT Matteo Baldessari e dal suo vice, la Guida Alpina Luca Cornella”.